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Helsreach – Prologo

Il primo capitolo di “Helsreach” di Aaron Demski-Bowden, il libro che celebra la famosa difesa del Formicaio di Armageddon da parte del Cappellano Grimaldus: una lettura fondamentale per ogni fan dei Templari Neri!

Morirò su questo mondo.

Non so dire da dove provenga questa convinzione. Cosa l’abbia generata è un mistero per me, eppure il pensiero si diffonde come un virus, crescendo dietro i miei occhi e mettendo radici profonde nella mia mente. É abbastanza reale da diffondere la corruzione nel resto del mio corpo, come una vera malattia.

Accadrà presto: nelle prossime notti di sangue e fuoco. Esalerò il mio ultimo respiro. e quando i miei fratelli torneranno alle stelle le mie ceneri saranno sparse sulla inestimabile terra di questo mondo maledetto.

Armageddon.

Persino il nome mi torce il sangue fino a farmi scorrere olio bruciante nelle vene. Provo rabbia ora, calda e pesante, che scorre nel mio cuore e filtra negli arti come veleno bollente. Quando la sensazione – ed è una sensazione fisica – raggiunge la punta delle mie dita, le mie mani si piegano in pugni. Non lo voglio io, succede e basta. La furia è naturale per me come il respiro. Non ne ho paura né temo la sua influenza sulle mie azioni.

Sono forte, nato solo per uccidere nel nome dell’l’Imperatore e dell’Imperium. Sono puro, con indosso il nero più nero, addestrato a servire sia come guida spirituale che come condottiero militare. Sono l’ira incarnata, vivo solo per uccidere fino a quando sarò ucciso a mia volta. Sono un’arma nella Crociata Eterna, per forgiare il dominio dell’umanità fra le stelle.

Eppure, forza purezza e ira non saranno sufficienti.

Morirò su questo mondo.
Morirò su Armageddon.

Presto i miei fratelli mi chiederanno di consacrare la guerra che sarà la mia morte.
Il pensiero di morire non mi disturba, ma una morte futile è un anatema per me.

Ma questa non è la notte per pensare a queste cose. I miei signori, maestri e fratelli si sono radunati per onorarmi.
Non sono sicuro di meritare questo, ma così come faccio con i miei presagi funesti tengo questo pensiero per me. Indosso il nero e osservo da dietro il volto a teschio dell’Imperatore Immortale. Uno come me non può mostrare dubbi, mostrare debolezza, mostrare anche un minimo accenno di blasfemia.
Nella camera più santa della nostra antica nave ammiraglia mi inginocchio e chino la testa, perché questo è ciò che mi viene chiesto. È giunto il momento dopo un secolo e mezzo, e vorrei che non lo fosse.

Il mio mentore – il guerriero che era mio fratello, padre, insegnante e maestro – è morto. Dopo centosessantasei anni sotto la sua guida, sono sul punto di ereditare il suo mantello. Questi sono i miei pensieri mentre mi inginocchio davanti ai miei comandanti, un tetro miscuglio della morte del mio maestro e della mia, ancora da venire. Questa è l’oscurità che cresce nel silenzio.

Alla fine, ignaro dei miei tormenti segreti, l’Alto Maresciallo dice il mio nome.

Grimaldus’, intonò l’alto maresciallo Helbrecht. La sua voce era un rombo gutturale, reso aspro da ordini urlati e grida di battaglia in centinaia di guerre su centinaia di mondi.

Grimaldus non alzò la testa. Il cavaliere chiuse i suoi occhi stranamente gentili, come se questo gesto potesse sigillare i dubbi nel suo cranio.

‘Sì, mio signore.’

‘Ti abbiamo portato qui per onorarti, proprio come ci hai onorato per così tanti anni.’

Grimaldus non disse nulla, sentendo che non era il suo momento di parlare. Sapeva perché lo stavano onorando ora, ovviamente, e saperlo era triste. Mordred – il mentore di Grimaldus, un Reclusiarca della Crociata Eterna – era morto.

Dopo il rituale, Grimaldus avrebbe preso il suo posto. Era un onore che aveva aspettato centosessantasei anni per ricevere.
Un secolo e mezzo di ira, coraggio e dolore dalla Battaglia di Fuoco e Sangue, quando attirò l’occhio del riverito Mordred – che era già anziano ma ancora indomito, e che vide nel giovane Grimaldus un nucleo ardente di potenziale.

Un secolo e mezzo da quando era stato introdotto ai ranghi più bassi della fratellanza dei Cappellani, scalando la gerarchia sempre all’ombra del suo maestro, sapendo che stava venendo forgiato in guerra per sostituirlo.

Oltre un secolo e mezzo convinto di non meritare tale titolo, e ora gli stava venendo apposto sulle spalle.

Ora era giunto il momento, eppure non aveva cambiato idea.

‘Ti abbiamo convocato’ disse Helbrecht, “per essere giudicato.”
‘Ho risposto alla convocazione’ disse Grimaldus nel silenzio del Reclusiam. ‘Mi sottometto al tuo giudizio, mio signore.’

Helbrecht non indossava armature, ma la sua mole era a malapena ridotta. Vestito con strati di bianco osso e con la sua personale araldica nera, l’Alto Maresciallo si trovava nel Tempio di Dorn, con le mani che stringevano rispettosamente un elmo decorato.

‘Mordred è morto’, la voce di Helbrecht era un profondo sussurro. ‘Ucciso dall’Arcinemico. Tu, Grimaldus, hai perso un maestro. Tutti noi abbiamo perso tutti un fratello.’

Il Tempio di Dorn, un museo, un Reclusiam, un santuario di stendardi raccolti in diecimila anni di crociate, si animò brevemente mentre i cavalieri nell’ombra mostravano approvazione per le parole del loro signore .

Tornò il silenzio, e Grimaldus continuò a fissare il pavimento.

‘Piangiamo la sua perdita’, disse l’Alto Maresciallo ‘ma onoriamo la sua saggezza per questo suo ultimo ordine.’

É il momento pensò Grimaldus irrigidendosi. Non mostrare debolezza. Non mostrare dubbi.

‘Grimaldus ,prete-guerriero della Crociata Eterna. Era convinzione del Reclusiarca Mordred che alla sua morte tu saresti stato il più degno fra i nostri fratelli Cappellani per prendere il suo posto. Il suo ultimo decreto prima di restituire il suo seme genetico al Capitolo era che tu, fra tutti i tuoi fratelli, saresti salito al rango di Reclusiarca.’

Grimaldus aprì gli occhi e si leccò le labbra che improvvisamente si erano seccate. Alzò la testa lentamente, rivolto verso l’Alto Maresciallo, osservando l’elmo di Mordred – un teschio d’acciaio ghignante – nelle mani sfregiate del comandante.

‘Grimaldus,’ Helbrecht parlò di nuovo, senza traccia di emozione che macchiasse la sua voce. ‘Sei già un veterano, e una volta fosti il più giovane Confratello della Spada nella storia dei Templari Neri. Come Cappellano, la tua vita è stata senza codardia o vergogna, la tua ferocia e fede ineguagliabili. È mia convinzione, non solo perchè lo desiderava il tuo maestro caduto, che tu debba accettare l’onore che ti offriamo adesso.’

Grimaldus annuì, ma non pronunciò parole. I suoi occhi, così ingannevolmente docili, non vacillarono. Le lenti oculari dell’elmo erano rosse, il rosso intenso del sangue arterioso. La maschera della morte gli era così familiare: il volto del suo maestro quando i cavalieri andavano in guerra, ovvero il volto del suo maestro per gran parte della sua vita.

Il volto del teschio sembrava quasi sorridere.

‘Alzati, se rifiuti questo onore’ terminò Helbrecht. ‘Alzati e vattene da questa sacra stanza, se non desideri un posto nella gerarchia del nostro nobile Capitolo.’

Mi sta dicendo di alzarmi se voglio voltare le spalle al grande onore che mi viene offerto. Andarmene se non desidero un posto tra i comandanti dell’Eterna Crociata
Non mi muovo. Nonostante i miei dubbi, i miei muscoli rimangono serrati. La maschera d’acciaio sogghigna, un sorriso oscuro stemperato dalla sua spietata familiarità. Da oltre la tomba, Mordred mi sbeffeggia.


Mi riteneva degno. Questo è tutto ciò che importa. Non si è mai sbagliato in vita .Sento l’orlo di un sorriso farsi strada sulle mie stesse labbra. Non svanisce, non importa come provi a reprimerlo. Mentre sto in ginocchio in questa sacra sala so che sto sorridendo, ma è un momento privato nonostante le dozzine di compagni guerrieri che mi fissano dalle pareti adornate di stendardi.

Confondono forse il mio sorriso per spavalderia?
Non lo chiederò mai, perché non mi interessa.
Ed ecco, Helbrecht si avvicina, e con la il lamento gentile dell’acciaio che accarezza l’acciaio, estrae la lama più santa nell’Imperium dell’Uomo.

La spada era antica quanto le più venerate reliquie umane, creata nelle forge di Terra dopo la Grande Eresia.In quelle notti di saga e leggende fu portato in battaglia da Sigismund, il primo Campione dell’Imperatore, figlio prediletto del Primarca Rogal Dorn.

La stessa lama, alta quanto un uomo adulto, era ricavata dai resti spezzati della spada di Lord Dorn. In questo tempio, dove i più grandi manufatti del Capitolo venivano rispettosamente conservati in campi di stasi per proteggerli dal distruttivo tocco del tempo, l’Alto Maresciallo impugnava il tesoro più sacro nell’arsenale dei Templari Neri.

‘Ci saranno rituali specifici all’interno della fratellanza dei Cappellani’ disse Helbrecht, la sua voce resa solenne con rispetto. ‘Per ora, ti riconosco come l’erede al ruolo del tuo maestro.’

La punta d’argento della lama si abbassò, diretta alla gola di Grimaldus. ‘Sei sceso in guerra al mio fianco per duecento anni, Grimaldus. Sarai al mio fianco come Reclusiarca della Crociata Eterna?’
‘Sì, mio signore.’

Helbrecht annuì, rinfoderando la lama. Grimaldus si irrigidì di nuovo, girando la testa e porgendo la guancia. Con la forza di un martello, la parte posteriore del pugno di Helbrecht si schiantò contro la mascella del cappellano. Grimaldus grugnì, assaporando la vitalità ramata del suo stesso sangue – il sangue del suo Primarca – e sorrise al suo comandante attraverso i denti rossi di sangue. Helbrecht parlò di nuovo.

‘Ti nomino Reclusiarca della Crociata Eterna. Ora sei un condottiero del nostro Capitolo benedetto’.

L’Alto Maresciallo alzò la mano, mostrando le macchie di sangue di Grimaldus che segnavano le sue dita.

‘Come cavaliere della cerchia interna, fa si che questo che sia l’ultimo colpo che ricevi senza rispondere.’

Grimaldus annuì rilassando la mascella, calmando il suo cuore e combattendo l’improvvisa crescita della

sua voglia di uccidere. Anche aspettandosi lo schiaffo rituale, il suo istinto gli gridava di rispondere all’attacco.

‘Sarà… sarà così, mio signore.’
‘Come deve essere’ disse Helbrecht. ‘Alzati, Grimaldus, Reclusiarca della Crociata Eterna.’